Quanti pomeriggi trascorsi a “ruzzare” in giro per il paese o per i campi limitrofi insieme agli altri ragazzi finché, tra una scorribanda e l’altra, arrivava l’ora della merenda.
La merenda era sempre un momento di festa e, ovunque ci si trovasse e in qualunque stato (più o meno “sudici”, sudati, stanchi e svociati), si tornava volentieri verso casa, con un grande buco nello stomaco pronto ad essere colmato da ingredienti semplici e saporiti, direttamente disponibili in campagna, perché allora le merende erano un vero tripudio di sapori genuini.
Una delle principali emozioni era proprio la preparazione stessa della merenda perché, oltre a rappresentare una soddisfazione personale, rappresentava un ulteriore momento di gioco ed ingegno.
Tra i principali protagonisti delle nostre merende:
- Pane burro e zucchero o pane con la marmellata fatta in casa - su una lunga fetta del tipico pane “sciapo” e bianco toscano
- Pane con l’olio “novo” – una fetta di pane bruscato unto con l’olio “nuovo” e con un pizzico di sale
- Pane con il pomodoro – per l’occasione si scendeva nello “stanzino” a scegliere i migliori pomodorini dei vari grappoli appesi alle travi in legno per poi “strusciarli” sulla fetta di pane e condire il tutto con abbondante olio genuino e sale
- Prosciutto - si scendeva giù per le scale in cantina a tagliare il prosciutto appeso ai ganci, saporito e fresco come non mai. Era più quello che si mangiava direttamente in cantina, vuoi per il divertimento e l’atmosfera e per quel piacevole ed ospitale odore di tini e vino, che quello che si riportava a casa per metterlo nel pane. Ma in cantina si trovavano anche le perette coscia, verdi, toste e fresche, pronte da addentare e che, con il salato del prosciutto, creavano un piacevolissimo contrasto
- More con lo zucchero – appena raccolte tra i rovi di Canapaia o de La Fine, immediatamente selezionate e sciacquate per essere poi schiacciate nel bicchiere con lo zucchero
- Fichi - saporiti e maturi mangiati direttamente dalle mani o schiacciati sul pane
- Ovetto sbattuto – appena preso in pollaio, ancora caldo di cova e sbattuto in una tazza a mo’ di zabaione con zucchero e marsala per ottenerne una delizia cremosa gustosissima
- Uva colombana – di cui se ne “spiluccavano” chicchi dalle pigne attaccate ai ganci del soffitto, chicchi dolcissimi, spesso anche accompagnati dal pane
- Frati fritti - ciambelle di farina fritte zuccherate preparate per lo più sotto Carnevale, il cui nome deriva dalla caratteristica forma che richiama la “chierica” dei frati
- Brigidini - cialde all’anice di Lamporecchio (Pistoia) comprati in Agosto nelle bancarelle di dolciumi della fiera di Chianni
- Cantuccini - biscotti croccanti alle mandorle che, nella tradizione, ben si sposano con il Vin Santo
- Ricciarelli - dolci di pasta di mandorle senesi
- Cavallucci - dolci senesi a base di miele, noci e spezie, così chiamati perché un tempo offerti nelle osterie ai conducenti di diligenze e barrocci
- Panforte - dolce senese a base di frutta, frutta secca e spezie