Le Chiese di Rivalto

"... La parvente e piccola parrocchia di Rivalto, fino allo scorcio del passato secolo XVIII, contava nel suo non lato recinto cinque sacri tempii

Così testimonia nel 1898 il pievano rivaltino Don Achille Costagli, sacerdote letterato, impegnato nel campo sociale e culturale e fondatore della banda musicale del paese, nel suo "Memorie del Santuario di Poggiopiano - dedicato alla Santissima Vergine del Carmine presso il Castello di Rivalto".

In queste memorie, Don Achille racconta le vicende delle istituzioni ecclesiastiche del territorio rivaltino nel più ampio quadro socio-politico nazionale, con particolare riferimento ai provvedimenti che sancirono l'ingerenza dello Stato sui privilegi della Chiesa, mettendo in atto una serie di confische, sequestri e bandi del patrimonio della stessa. In particolare, con la soppressione delle Compagnie e Confraternite, operata da Pietro Leopoldo I Granduca di Toscana nel 1785, le proprietà ecclesiastiche, ad eccezione delle parrocchie, venivano inglobate nel patrimonio dello Stato, a scapito delle realtà minori (piccoli oratori, cappelle, pievi, Confraternite e Compagnie). Seguirono, con Napoleone Bonaparte ed il Regno d'Italia, ulteriori provvedimenti volti a minare i territori della Chiesa.

Nonostante le vicissitudini subite da questi monumenti storici nel corso dei secoli, le Chiese di Rivalto mantengono ancora oggi il fascino della semplicità delle atmosfere del passato, quando le omelie e i cori si recitavano in latino, per le cerimonie e le processioni solenni si addobbavano di fiori e candele gli altari o la domenica, cor vestito 'bbono, una folla di persone si ritrovava in chiesa e, al termine della celebrazione, si tratteneva in piazza a parlare.
I rivaltini hanno da sempre contribuito a mantenere il decoro dei locali e oggi, che il paese ha subito una drastica diminuzione di abitanti, ancora tutte le mattine, puntualmente alle 7:00, uno dei più anziani rivaltini provvede ad aprirne le porte per poi richiuderle al tramonto.



La Chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano

La chiesa parrocchiale dedicata ai patroni principali del castello di Rivalto, risale al XVII sec. ed è situata in Piazza Beato Giordano
All'esterno sono affisse diverse targhe commemorative, tra cui quelle dedicata ai pievani Don Achille Costagli e Don Giovanni Salvi, quelle in memoria dei caduti in guerra e quella che celebra il centenario del Corpo Filarmonico di Rivalto
Benché l'edificio abbia subito diversi rifacimenti nel corso dei secoli, anche a seguito dei danneggiamenti subiti durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, l'attuale facciata conserva lo stemma della nobile famiglia fiorentina dei Mazzinghi, che aveva possedimenti nella zona. 
In origine, come testimonia la sagoma dell'arco sulla parete laterale, l'ingresso era sulla piazza. Sulla destra della chiesa si erge il caratteristico campanile in mattoni, un simbolo di Rivalto presente in tutte le fotografie. Con i suoi "ciuffetti" d'erba spontanea che spuntano dalle crepe della pietra, vigila sugli antichi tetti in tegole del borgo, offrendo riparo sicuro a numerosi piccioni in sosta. Il campanile conserva ancora delle bifore originali, poco più in alto le finestre ad arco lasciano intravedere le campane che, da sempre, hanno scandito i ritmi della vita rurale del paese. In origine la punta del campanile era piatta, oggi, a seguito di alcune ricostruzioni per i danneggiamenti arrecati dai fulmini, si presenta a forma di cuspide ed ospita un orologio in legno ed una croce con in punta un parafulmine. 


L'interno della chiesa, in principio ad un un'unica navata, fu esteso nel XVII secolo annettendo una navatella laterale, in origine un chiostro.
Nella cappellina laterale è situato l'altare della Vergine Maria del SS. Rosario con pala d'altare del '600 -elegantemente contornata da 15 quadretti ad olio rappresentanti i misteri del SS. Rosario-, che in altorilievo in stucco colorato raffigura la Madonna del Rosario con il bambinello, i Santi Domenico e Caterina ed, in ginocchio, il Beato Giordano, predicatore domenicano del XIII sec. nato a Rivalto. Sotto l'altare, dal 1703, custodita l'urna della tibia del Beato Giordano, sacra reliquia da allora venerata.

A differenza delle piccole pievi, trattandosi della sede parrocchiale del paese, non subì la devastazione indotta dal provvedimento leopoldino, anzi, al tempo, fu arricchita di arredi sacri di cui vennero private le pievi minori. Nel tempo, però, molto dell'arredo originario è andato perduto. All'interno si possono ancora apprezzare due dipinti del XVII sec. dei Santi Fabiano e Sebastiano e della Madonna Addolorata, una acquasantiera in marmo riadattata da una fonte battesimale dell'antica chiesa de La Pieve di Rivalto, dei particolari lampadari in ferro battuto e delle panche in massello che, come da usanza dei piccoli centri, riportano ancora l'iscrizione delle famiglie benefattrici del paese. 
L'ostensorio della chiesa, con tanto di dedica incisa e stemma granducale, fu donato nel 1895 da Ferdinando IV di Lorena, ultimo Granduca di Toscana (1835-1908), a Don Achille Costagli.


Il Santuario della Madonna del Carmine di Rivalto


Il Santuario della Madonna del Carmine di Rivalto è situato presso le alture boschive di Poggiopiano ove, in origine, esisteva un piccolo tabernacolo con dipinta l'immagine della Santissima Vergine del Carmine  a cui la comunità del castello di Rivalto era devoto. 

Qui, nel XVII sec., venne costruito un oratorio in cui fu esposta l'immagine della Vergine del Carmine attribuita al pittore fiorentino Carlo Dolci (1616-1686). A seguito del decreto leopoldino del 1785, su ordinanza del Vescovo Bonamici di Volterra, l'allora pievano Francesco Graziani trasferì, il 15 Agosto del 1788, il quadro sacro dal Santuario della Madonna alla chiesa parrocchiale di Rivalto, con non poco risentimento della popolazione locale che, in breve, abbandonò i pellegrinaggi e la devozione mariana presso l'oratorio di Poggiopiano, ormai profanato. 
Fu solo nel 1827, sotto le insistenze dell'allora sacerdote Giuseppe Passeri, che la diocesi di Volterra acconsentì alla riedificazione di un luogo di culto a Poggiopiano, riaperto finalmente nel 1832. Nel 1850 venne qui concessa la traslazione dell'immagine, precedentemente trasferita nella chiesa parrocchiale. 

Oggi la chiesa della Madonna di Rivalto si presenta ancora in tutta la sua sobria semplicità e Poggiopiano offre scorci e percorsi naturalistici che il visitatore non può perdere.



L'Oratorio della Compagnia della Santa Croce

Dedicata al Santissimo Crocifisso, è una cappella ad unica navata risalente al XVII sec. che si trova al centro di Piazza della Compagnia, oggi Piazza Antonio Gramsci.
All'interno della stessa si possono apprezzare un dipinto di Maria Addolorata e San Giovanni  del XVII sec., un altare in muratura, delle decorazioni musive nelle fasce alte delle pareti e, in controfacciata, una cantoria lignea sopraelevata. La Chiesa, stando anche la sua posizione centrale, è oggi ancora in uso, benché utilizzata solo in occasioni speciali. 

Nel 1789 subì gli effetti dei provvedimenti leopoldini, come di seguito estratto dalla lettera del Vescovo Bonamici di Volterra, indirizzata al pievano di allora Graziani per imporne l'immediata chiusura: "L'Oratorio della Compagnia soppressa del SS. Sagramento è conservato unicamente per supplire nei bisogni che possono darsi nella chiesa Parrocchiale. Essendo dunque intenzione del Governo che in Oratori simili conservati per il motivo sopradetto non si facciano funzioni di veruna sorte, se non quello che esiga la necessità, quando sia impedita la Parrocchiale, nè l'Ordinario, nè il Giusdicente secolare può permettere che si apra e si uffizi nel suddetto Oratorio del SS. Sagramento, fuori del caso del suddetto impedimento della Parrocchiale, che è l'unico motivo per il quale è stato conservato".
Nel corpo della stessa lettera dava anche ordine di trasferire il SS. Crocifisso nella chiesa parrocchiale, di notte e senza coinvolgimento della popolazione.



L'Oratorio di San Biagio

Il piccolo Oratorio di San Biagio (vescovo, martire, decapitato nel 316), a cui era annessa una casa presbiterale ed un appezzamento di terra con viti e castagni, si trovava in località I Poggi di Rivalto, tra il Rio Maggiore ed il Torrente La Fine.
Dagli archivi vescovili di Volterra, risale al 1147 la donazione della proprietà al Vescovato e alla Chiesa di Volterra con l'allora Vescovo Oldimario Adimari: "Il conte Lutterio del fu conte Ranieri e sua moglie Adalgisa del fu conte Ugone offrono al vescovo Oldimario la loro parte intera del poggio che si chiama Rocha Sancti Blasii dalla cima in fondo con la chiesa dedicata a S. Biagio sue adiacenze e pertinenze fino al rivo chiamato Fine. La loro parte equivale alla metà di detta rocca chiesa e pertinenze nei loro confini, prezzo libre otto di denari lucchesi".
Stando a "Le Comunità di Chianni e di Rivalto sec. XI-XIX" di Lucia Fabbri, nel 1576 conduceva qui una vita da eremita ma anche disonesta e dissoluta tal Bartolo di Montecchio che un giorno, durante un intenso acquazzone, violentò una povera donna in cerca di rifugio.  
A seguito dei provvedimenti sulle proprietà ecclesiastiche, si tentò prima di mettere all'incanto, poi di vendere, quindi di demolire la proprietà che, infine, venne profanata con la rimozione del SS. Crocefisso e l'estrazione della pietra sacrale, operate nel 1783 dal pievano Graziani su disposizione del Vescovo di Volterra. Questo comportò l'abbandono da parte dei fedeli di quello che, fino ad allora, era stato un luogo di culto e di ritrovo che finì presto in stato d'abbandono. 
Al tempo in cui era ancora in uso, il 3 Febbraio, nel giorno di San Biagio, si teneva qui una processione in cui il sacerdote dispensava panellini di grano benedetti.
Ad oggi, percorrendo gli itinerari naturalistici de I Poggi, è possibile visitarne solo alcune rovine.



L'antica Pieve di Rivalto (Santa Maria di Castelvecchio)

Con cimitero, case coloniche e latifondi annessi, era dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo e sita nel piccolo abitato de La Pieve
Nota anche come Santa Maria di Castelvecchio, rappresentava la prima pieve dell'antico Castello di Rivalto, da rilevamenti archeologici già presente agli inizi del primo millennio
La sede della primitiva pieve fu trasferita nella Chiesa SS. Fabiano e Sebastiano presso il castello di Rivalto intorno al 1356, benché fu ingiunto l'obbligo al pievano protempore di celebrarvi messa due volte al mese. Nel 1787, sempre ai tempi del pievano Graziani, la "pieve vecchia" subì, analogamente ad altre pievi minori a seguito dei provvedimenti in atto, profanazione, vendita e demolizione. 
Una croce in ferro battuto testimonia oggi l'area in cui sorgeva l'antica pieve.