Beato Giordano da Rivalto

Celebre frate domenicano, letterato, oratore, filosofo, teologo e filologo, nasce nel castello di Rivalto nel 1260. Tra i principali oratori del suo tempo e più eleganti creatori dell’idioma toscano, contribusce alla diffusione degli occhiali da vista

Il 23 Settembre 1926 con decreto regio pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'allora Re d'Italia Vittorio Emanuele III, viene dichiarato monumento nazionale la casa ove era nato il Beato Giordano, sita a Rivalto tra Via dei Poggi Via Vespucci, purtroppo distrutta dagli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale. Al suo posto è stata collocata una targa con su scritto: 

”Eventi bellici distrussero la casa 
ma non la memoria del Beato Giordano da Rivalto, 
il più dotto domenicano dei suoi tempi che, con la cultura, 
contribuì alla fioritura della letteratura italiana 
e con le parole di fuoco riformò i costumi 
insegnando nelle università 
e predicando nelle chiese e nelle piazze d’Italia 
nel dolce accento della lingua di Dante 
 1260 - 1311
Il suo anelito rinnovatore di uomo moderno Rivalto tramanda alle generazioni future”. 


Giordano da Rivalto entra a vent’anni nell’Ordine dei Frati Domenicani Predicatori nel Convento di S. Caterina e studia teologia a Pisa, Bologna e a Parigi. A partire dal 1287 viaggia, predicando e studiando in molte città d’Europa: Pisa, Perugia, Viterbo, Colonia, Firenze. 
Nel 1300 Istituisce a Pisa la Confraternita del SS. Salvatore, detta del Crocione, per stimolare la pratica religiosa tra gli uomini. Nel 1955 la Confraternita viene fusa con quella della Misericordia nella Venerabile Arciconfraternita di Misericordia e Crocione di Pisa con attività di carità e assistenza nella città toscana.
Nel 1303 viene nominato predicatore generale e predica a Firenze, nella chiesa di Santa Maria Novella. 
Muore a Piacenza il 19 Agosto del 1311 durante un viaggio che lo avrebbe portato a ricoprire la cattedra nella celebre Università La Sorbona di Parigi. 

Papa Gregorio XVI approva il culto di Fra Giordano da Rivalto e lo beatifica a Pisa nel 1834. 

Per secoli è stato acceso ed animato il dibattito sul luogo di nascita del Beato Giordano, conteso tra Rivalto e Pisa. Tra le diverse tesi sostenute da studiosi, ricercatori e religiosi, l'origine dalla famiglia Orlandini di Rivalto, la nascita a Ripa Alta in Piemonte, l'appartenza alla famiglia Da Rivalto di Pisa. La posizione ufficiale dello Stato Italiano ha concluso il dibattito a favore della nascita a Rivalto, nonostante alcuni studiosi e religiosi pisani rivendichino Pisa come città natale di un personaggio che, sicuramente, darebbe ulteriore lustro ad una città di arte e cultura. 

Anche Don Achille Costagli, pievano letterato di Rivalto, nella monografia “Breve Vita del Beato Giordano da Rivalto” del 1900 affronta l’argomento con toni polemici mettendo a confronto le diverse tesi. 


Prediche ed Opere

Giordano predica con vigore, semplicità ed immediatezza, anche fino a cinque volte al giorno nelle chiese e nelle pubbliche piazze, spiegando la dottrina e le sacre scritture per il conseguimento delle virtù, la conversione delle anime, la ricerca della verità e della profondità verso la vita eterna.
Sprona all’equità sociale e alla concordia dei cittadini, manifestando contrarietà verso il potere, la ricchezza, lo sperpero, le divisioni politiche, le superbie feudali e delle casate, soprattutto in un contesto sociale ed economico dove, in grandi e ricche città come Firenze e Pisa, è importante che il ruolo sociale del commercio e dei mestieri non degeneri in ruberia, frode, usura ed attività illecite.

Celebri le sue prediche sull’Epifania, le lezioni sul Credo e le prediche sulla Genesi
E’ nel Quaresimale Fiorentino, una serie di prediche tenute nel 1305 a Firenze di preparazione alla Pasqua, che propone un modello di vita cristiana volto alla penitenza, alla carità, al digiuno, alla preghiera, alla costrizione, di condanna verso i vizi della carne, i costumi e la corruzione dei ricchi fiorentini.

Studioso, tra le altre discipline, di greco ed ebraico, dotato di profonda saggezza, straordinaria memoria e di un’oratoria forbita e persuasiva, è un profondo conoscitore dei testi sacri e degli autori antichi. Durante i suoi sermoni abbandona il latino per predicare al popolo in un’elegante lingua volgare, facendo uso di similitudini, anacoluti, prolessi ed altri costrutti retorici, ispirando altri predicatori come Bartolommeo da San Concordio, Domenico Cavalca da Vico, Iacopo Passavanti

Le sue oltre settecento prediche, di cui quasi 400 fiorentine e circa 100 pisane, saranno trascritte a mano da uditori e portate fino ai giorni nostri. A quei tempi, il Capitolo generale domenicano del 1242, proibiva ai frati di trascrivere i sermoni nel linguaggio popolare perché ritenuto rischioso per intromissione dei laici. 
Le prediche di Giordano entrano, nel 1612, nel canone delle opere letterarie citate nel "Vocabolario della Crusca", oggetto di studio di letterati e fonte di ispirazione della lingua italiana. 
Lo stesso Dante Alighieri, a Firenze, compare tra gli uditori delle prediche del frate di Rivalto. 

Nella biografia del Beato Giordano contenuta nelle "Memorie istoriche di più uomini illustri pisani" (Pisa, Ranieri Prosperi, 1790-1792), poderosa opera in quattro tomi commissionata dall’allora Arcivescovo Angiolo Franceschi allo storico Angelo Fabroni e ad altri autori e ricercatori di quel tempo, le prediche di Beato Giordano "nell’infanzia della lingua Toscana" sono definite come "esempi di bello e buon parlare" per le doti di chiarezza ed armonia.


Reliquie del Beato Giordano

Nel 1311, dopo la morte, una delegazione di Pisa riconduce solennemente le spoglie di Giordano in città e dal 25 Settembre del 2010 riposano nella Chiesa di San Giuseppe, ove è stato traslato dalla Chiesa di Santa Caterina in occasione del settecentesimo anniversario della morte. 


Nel Marzo 1703 una delegazione scelta dagli abitanti del Castello di Rivalto composta dai sacerdote Marco Antonio Paoletti, Pietro Paolo Demi e Leonardo Fabbri e da Giovanni Giusti, Luca Tempesti, Giovanni Falugi, Giovan Felice Giuli e Gabriele Cellari, si presenta ai Padri domenicani del Convento di S. Caterina di Pisa per richiedere una sacra reliquia del loro compaesano. Viene concessa in dono alla Comunità e al popolo del Castello di Rivalto una tibia collocata in un’urna sigillata ( “Ossa et sacrae Reliquiae Còrporiss Beati Jordanis a Rivalto ab omnnibus Pisanae Civitatis Christi fidelibus pro talibus recognitae, aestimatae et veneratae, donum datum Communitati et populo dicti castri Rivalti”). 
L’urna con la sacra e venerata reliquia sarà collocata nella Chiesa parrocchiale di SS. Fabiano e Sebastiano, sotto l’altare della Vergine Maria del SS. Rosario, la cui pala è elegantemente contornata da 15 quadretti dipinti ad olio rappresentanti i 15 misteri del SS. Rosario. Nella pala d’altare sono rappresentati Maria con il bambinello che porgono una corona a S. Domenico e a S. Caterina, al centro il Beato Giordano in abito domenicano umilmente genuflesso inanzi alla SS. Vergine ed un angioletto con un libro aperto ove è scritto: "Facies tua decora, emissione tuae paradisus, B. Jordane, considera!" 

A quei tempi nella chiesa parrocchiale veniva celebrata annualmente una commemorazione festiva in onore di Fra' Giordano da Rivalto e, ogni tre anni, si teneva una processione solenne per le strade del castello. 

Nel 1960, per interessamento dell'allora sindaco del comune di Chianni Severino Costagli, in occasione dell'ottavo centenario della nascita di Fra' Giordano, l'urna del Beato viene portata nella Chiesa di Rivalto dove rimane esposta per un mese per la venerazione da parte degli abitanti del paese natio.


Beato Giordano e gli occhiali da vista 

Si deve al Beato Giordano la diffusione degli occhiali da vista in Toscana, al tempo già prodotti e in uso in quel di Venezia. 

Giordano da Rivalto, durante il suo soggiorno a Bologna, conobbe tra i confratelli veneziani della chiesa di San Giacometto a Rialto colui che inventò gli occhiali ma che non ne rivelò il segreto, allora vietatissimo dalla Serenissima. Al suo rientro al Convento domenicano di S. Caterina di Pisa, ormai quarantenne e affetto da presbiopia, Giordano mostrò un paio di occhiali a frate Alessandro della Spina che fu capace di riprodurne una copia e che, da buon domenicano dedito alla cultura e alla lettura, ne divulgò la tecnica di produzione in Toscana per aiutare con gli “occhi di vetro” l'affaticamento da lettura. 
Risale al 23 febbraio del 1305 la predica di Fra’ Giordano da Rivalto presso la Chiesa di Santa Maria Novella in Firenze "Non è ancora venti anni che si trovò l'arte di fare gli occhiali che fanno vedere bene, ch'è una delle migliori arti e delle più necessarie che 'l mondo abbia, ed è così poco che si trovò: arte novella che mai non fu... io vidi colui, che prima le trovò, e fece e favellaigli." 
A qualche anno dopo risale il documento della Cronaca del convento domenicano di S.Caterina in cui si ricorda frate Alessandro della Spina morto nel 1313 "Modesto e buono, il quale quello che fatto vedeva sapeva egli rifare. Gli occhiali (ocularia) che altri per primo aveva fatto e non voleva comunicarne il segreto, fece egli ed a tutti comunicò lieto (ylari) e volonteroso". 


Anche nel romanzo di Umbero Eco Il Nome della Rosa” c’è un riferimento a Giordano da Rivalto e agli occhiali da vista.
Quando Guglielmo da Baskerville, nel mostrare un'opera al maestro vetraio del convento Nicola da Morimondo, estrae dalla tasca del suo saio un paio di lenti che porge al suo interlocutore che, stupito, esclama: "Oculi de vitro con capsula! Ne avevo udito parlare da un certo fra Giordano che conobbi a Pisa! Diceva che non erano passati vent’anni da che erano stati inventati. Ma parlai con lui più di venti anni fa”.